Zarina Rafiq è un'artista anglopakistana che da oltre vent'anni vive in Italia; la decisione di pubblicare le proprie poesie si evolve naturalmente in una edizione bilingue, inglese-italiano, che consenta al lettore una compartecipazione emotiva e letteraria più intima e completa.
La scelta della traduttrice in grado di affiancarla in questa operazione è semplice per la poetessa, serve infatti una persona in empatia con il famigerato e sconcertante per certi versi sense of humor britannico: essere capaci di non prendersi troppo sul serio, sottolineare i propri difetti e mettere in evidenza i propri fallimenti; non c'è spazio per il proprio ego. Incontri imbarazzanti, goffaggine e situazioni scomode sono materiale consolidato per l'autoironia. Su questo terreno si sono incontrate, confrontate e arricchite reciprocamente Zarina Rafiq e Valentina Trabalza.
Nella silloge coesiste il vivacissimo estro di una sensibilità capace di indimenticabili invenzioni con il disincanto di un'amarezza lucidamente controllata. Nel generale ricorso al verso libero, il dettato poetico assume un andamento prosastico e spesso colloquiale. La poesia di Zarina Rafiq è una poesia orgogliosamente antilirica, che privilegia l'approccio unconventional, il gioco che spesso raggiunge risultati esilaranti. Senza, tuttavia, dimenticare di affrontare argomenti di carattere storico, il tema amoroso o il legame ancora indissolubile con la sua città, Londra.
Tra esercizio caustico della ragione e frequente sconfinare (in apparenza) nell'assurdo, tra nobile gestualità ironica o autoironica e sottostante malinconia, la poetessa ha composto un'opera spregiudicata e solitaria, mirabilmente solida e concreta, pur nel funambolismo del suo tratto svagato e nella grazia noncurante e lieve del suo porsi.