Quanto semplice e circoscritto è il sentire che anima questo tratto del poema, altrettanto largo e complesso quello che ispira la figura di Ulisse. Che Dante, ligio alla parola rivelata e agli insegnamenti della Chiesa, rispettoso dei limiti dell'umano conoscere, ossequente alla modestia e umiltà cristiane, dovesse giudicare peccaminoso l'ardimento ulisseo che viola i segni d'Ercole, e farlo punire da una misteriosa e religiosa forza della natura, esecutrice della collera divina, è indubitabile. Ma Dante è qualcosa di piú di quel che è, e sa di essere, dottrinalmente; e questo di piú, che lo porta a distinguere sempre la condanna del peccato dal sentimento che prova e dal giudizio che fa dell'uomo da lui solamente per un certo verso condannato, gli apre l'anima alla grandezza degli atteggiamenti e dell'impresa tentata da Ulisse.