Alcuni amici con cui mi contattavo tramite baracchino avevano fondato, con il benestare e la complicità delle loro famiglie (perché, voglio dire, "mio figlio è sempre meglio che vada alla radio piuttsto che a drogarsi"), una stazione locale in un centro a soli cinque chilometri da me. Bazzecole, in fondo. Si chiamava Antenna Rosignano, nome che di per sé non suggerisce molto, al punto che presto si decise di cambiarlo in un più accattivante "Antennaerre", e si trovava in un angusto ma piacevolissimo piano attico di un condominio. Giusto uno studio, che includeva tutti gli scaffali per i dischi (33 e 45 giri), un bagnetto lillipuziano, due o tre poltrone e un tavolinetto.
Tratto dalla sezione "Appendice" del volume "Interferenze - Memorie di un radioascoltatore disorganico" di Valerio Di Stefano