Volle bussare ancora sebbene sapesse che se all'ora solita la porta non era socchiusa, Cesco non c'era.
Aspettò volgendo le spalle al muro, guardando la finestra alta che dominava, spalancata su un azzurro denso, senza nuvole.
Ribussò; ma non attese. Volle andarsene sperando che quando sarebbe stata a metà scale, la porta si sarebbe aperta in alto e una voce sommessa l'avrebbe richiamata. Più che una voce, un gesto: furtivo, sorridente.
Dopo i primi gradini, si volse, e aspettò per sentire se un passo s'avvicinava. Poi scese lentamente. Le parve che per le scale s'addensasse l'ombra. Vide all'orlo di un gradino dei truccioli che forse qualche garzone di falegname aveva perduti dal suo fagotto. (Imaginò un ragazzo svelto, biondastro, con la faccia punteggiata di lentiggini, il naso camuso e gli occhi chiari, mobili, piccolissimi. Il cappello sul naso, le braccia nude, i calzoni troppo lunghi e larghi scendenti dai fianchi.) Avrebbe voluto chinarsi a raccattare quei truccioli perché esprimevano una solitudine che pareva vicina alla sua tristezza. Sperduti, dimenticati all'orlo di un gradino, dispersi domani da un colpo di scopa.